THE DOUBLE C

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Obesa non è un insulto ma una condizione medica. La storia di Veronica

Adele, Vanessa Incontrada, Rihanna e negli ultimi giorni anche Billie Eilish, sono solo alcune delle donne che hanno subito body shaming.

Prese di mira pesantemente per il loro aspetto fisico. La frase più utilizzata? “Sei obesa”. Questo perché nell’ideologia collettiva chi ha qualche chilo in più non può che definirsi obesa.

Non ci curiamo delle parole che rivolgiamo ad altri o dei commenti che scriviamo sotto i post di gente che spesso nemmeno conosciamo. Giudichiamo, disprezziamo, attacchiamo, puntando il dito contro tutto ciò che non ci sembra perfetto secondo il nostro personale gusto. 

Ma perché è abitudine collettiva utilizzare, sotto forma di insulto, una malattia seria come l’obesità?

In un momento come questo, in cui si sta fortemente parlando di body shaming e body positive è importante chiarire che l’obesità è una patologia medica dovuta all’eccessivo accumulo di grasso corporeo che comporta effetti negativi sulla salute e riduzione dell’aspettativa di vita. Considerata uno dei più gravi problemi di salute pubblica del 21esimo secolo.

Ma cosa vuol dire davvero soffrire di obesità? Ho chiesto a Veronica di raccontarmi la sua storia, per sensibilizzare, far comprendere che non è gioco e a dar voce a chi l’obesità la conosce come si conosce un vecchio amico:

Veronica: ” Sono rimasta incinta a 19 anni. Ebbi una gravidanza tranquilla fino alla fine del settimo mese. Con l’ottavo mese iniziai a gonfiare, sempre di più. Il parto arrivò in netto ritardo, con un taglio cesario d’urgenza per mancanza di travaglio. Rischiai di perdere la vita e di perdere mio figlio. Dopo il parto il mio peso si assesto a 220 kg. Iniziai a perdere i capelli, alcune parti del mio corpo diventarono più scure, perdevo latte, ipertensione, aumento di peluria, acne, insulina-resistenza e infertilità. 

Sapevo che qualcosa in me era cambiato, dovevo solo capire cosa. Mio figlio in questi anni non ho potuto crescerlo come avrei voluto. Passavo la mia vita tra il letto ed il divano, in piedi massimo per 2 minuti. Mia madre passava 16 ore al giorno in casa mia, pensava lei a cucinare, lavare, stirare, comprare la spesa, anche della mia igiene personale si occupava lei.

Per 5 anni provai e mi rivolsi a numerose strutture specializzate in obesità, medici, diete, pillole. Nulla. Non riuscii a dimagrire nemmeno quando per 14 giorni andai solo a zucchine bollite e acqua, ingrassai di altri 14 kg, assurdo. Iniziai a cercare su internet senza sosta fino a quando una notte, in un forum di medicina americano, lessi di una donna coi miei stessi sintomi. Il dottore del forum le spiegava che sicuramente soffriva della sindrome dell’ovaio policistico.

Così trovai un bravo ginecologo che dopo la visita mi disse che soffrivo di PCOS ( da non confondere con la micropolicistosi ovarica, perché molto più rara). Il medico mi spiegò che le mie ovaie si presentano “soffocate” da migliaia di cisti. Di norma una donna scopre di soffrirne perché è sterile, ma io un figlio l’avevo avuto. Ed è stato proprio questo il motivo scatenante della mia situazione: riuscendo a rimanere incinta il mio organismo andò in tilt. 

Era il 2006 quando iniziai la cura ormonale seguito da un bypass gastrico. Persi 65 kg in 3 mesi. Il cambiamento era quotidiano: il ciclo tornato regolare, niente più macchie scure sul corpo, pressione stabilizzata e niente perdita di latte. Rimase solo la perdita di capelli dovuta anche a problemi di assorbimento di ferro, ma indossai con fierezza la parrucca e non mi lasciai abbattere.”

Come stai oggi? Com’è cambiato il rapporto con il tuo corpo?

“Oggi sono felice ed orgogliosa di me stessa. Alla vita mi approccio sempre con positività. Il peggio è passato, l’incubo è finito. Curo la mia alimentazione. Non pratico sport perché lavorando non ne ho il tempo, ma ogni weekend mi concedo lunghe passeggiate. La forza di lottare l’ho trovata in mio figlio, per lui non mi sono mai arresa. Se è davvero arrivato in questo mondo per miracolo, allora si merita la versione migliore di me.

Riguardo al rapporto con il mio corpo, beh, quando soffrivo di obesità mi sentivo in trappola, inutile. Avevo perso la mia indipendenza e la mia identità. Ma sapevo, e so oggi, che il corpo è solo un involucro e che il tuo peso non definisce la tua individualità. Ero sempre io, la stessa di oggi: Veronica. La mia vita da allora è cambiata; 3 anni fa ho conosciuto il mio attuale compagno a cui non ho mai nascosto nulla, nemmeno di indossare la parrucca. Anche lui aveva problemi di peso ed oggi seguiamo insieme un ottima alimentazione, ci concediamo qualche vizio nel weekend. Saper fare scelte giuste ci permette di vivere in equilibrio con il nostro corpo, è una moderazione, non una restrizione. “

Cosa pensi di chi usa la parola obesa con leggerezza?

“Trovo vergognoso che nel 2020 dobbiamo ancora lottare contro certi stereotipi. Di obesità si muore. E’ una patologia, non uno scherzo. Vedo molte donne prese di mira per i loro chili in più, è devastante. Credo sia colpa del mondo moderno in cui viviamo: una donna troppo magra farà sempre meno scalpore di una donna con qualche chilo in più.”

Veronica, dopo la sua esperienza, ha deciso di aprire un blog:

” Oltre a raccontare la mia storia, spero di riuscire ad aiutare chi in questo momento sta affrontando ciò che ho affrontato io. Ho un messaggio forte e chiaro da lanciare: la salute del nostro corpo è una cosa seria. Di obesità si muore, ma si può anche uscirne.”

Blog di Veronica: Lamiaweightwatchers

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